La recente sentenza della Corte di Cassazione, Sezione 3 Penale, datata 12 dicembre 2023 (n. 49306), ha affrontato con chiarezza la questione della responsabilità da reato degli enti in relazione agli adempimenti previsti dall'articolo 12, comma 2, lettera b) del D.lgs. n. 231 del 2001.
La sentenza sottolinea l'importanza della corretta implementazione di modelli organizzativi idonei a prevenire reati, in particolare quelli di natura ambientale. Un punto cruciale emerso dalla decisione è che la mera adozione di un modello organizzativo non è sufficiente per ottenere una riduzione della pena. È essenziale che il modello sia non solo adottato ma anche "reso operativo" e "idoneo" a prevenire la commissione di reati della stessa specie.
La giurisprudenza sottolinea chiaramente che non esiste un automatismo tra l'adozione del modello e la concessione dell'attenuante, ma piuttosto un giudizio di natura fattuale. Il giudice è chiamato a verificare se la persona giuridica abbia effettivamente rispettato, in modo specifico e complessivo, i requisiti previsti dalla normativa.
Questa sentenza sottolinea l'importanza di una valutazione accurata da parte del giudice, evidenziando la necessità di una reale efficacia del modello organizzativo nella prevenzione dei reati ambientali. In un contesto normativo in cui la responsabilità degli enti è sempre più centrale, la decisione offre un chiaro orientamento sulla considerazione dei modelli organizzativi come strumento di prevenzione, richiedendo un'implementazione attenta e mirata.
In conclusione, la sentenza richiama l'attenzione sulle responsabilità degli enti in materia ambientale, sottolineando che solo attraverso l'effettiva implementazione di modelli organizzativi mirati si può beneficiare della riduzione della pena, in conformità con l'articolo 12, comma 2, lettera b) del D.lgs. n. 231 del 2001.
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