Il crescente interesse per la sostenibilità e la transizione energetica hanno portato alla ribalta il fenomeno del greenwashing, ovvero la pratica di presentare in modo ingannevole o fuorviante l’impegno ambientale di un’azienda.

Questo articolo analizza le specificità del greenwashing nel settore energetico, esaminando le sue forme, il quadro normativo di riferimento a livello internazionale, europeo e italiano, i profili di responsabilità (civile, amministrativa e, in alcuni casi, penale) e gli strumenti di tutela e prevenzione.

L’obiettivo è fornire una panoramica chiara e completa delle implicazioni giuridiche del greenwashing, sottolineando la necessità di una maggiore trasparenza e responsabilità nel settore energetico.

Introduzione

    Il mondo sta cambiando. La crisi climatica, l’esaurimento delle risorse e la crescente consapevolezza dei consumatori stanno spingendo verso un modello economico più sostenibile. Gli investimenti ESG (Environmental, Social, Governance) sono in forte crescita, e la transizione energetica verso fonti rinnovabili è al centro dell’agenda politica globale.

    In questo contesto, le aziende, soprattutto quelle del settore energetico, sono sotto pressione per dimostrare il loro impegno per l’ambiente.

    Tuttavia, non sempre le dichiarazioni di sostenibilità corrispondono alla realtà. Il “greenwashing”, termine che indica la pratica di comunicare in modo ingannevole o fuorviante le proprie pratiche ambientali, è un fenomeno sempre più diffuso. Si tratta di un problema serio, perché mina la fiducia dei consumatori, distorce la concorrenza e ostacola la transizione verso un’economia realmente sostenibile.

    Il greenwashing può essere intenzionale, frutto di una strategia di marketing aggressiva, ma può anche essere il risultato di una scarsa conoscenza delle normative o di una comunicazione imprecisa.

    Il Greenwashing nel settore energetico: forme e manifestazioni

      Il settore energetico è particolarmente vulnerabile al greenwashing, per diverse ragioni. Innanzitutto, la catena di approvvigionamento energetico è complessa, e spesso è difficile per i consumatori comprendere l’origine e l’impatto ambientale dell’energia che utilizzano.

      Inoltre, misurare e confrontare l’impatto delle diverse fonti energetiche non è sempre semplice. Le certificazioni energetiche, come i certificati di origine rinnovabile, dovrebbero garantire la provenienza “verde” dell’energia, ma possono essere utilizzate in modo improprio, creando confusione e false aspettative.

      Vediamo alcuni esempi concreti di greenwashing nel settore energetico:

      • “Energia Verde” non così verde: Un fornitore potrebbe vendere come “verde” energia proveniente da un grande impianto idroelettrico che ha avuto un impatto significativo sull’ecosistema fluviale, o da biomasse la cui coltivazione ha causato deforestazione.
      • Promesse esagerate: Un’azienda potrebbe pubblicizzare la riduzione delle emissioni di CO2 in termini molto superiori a quelli reali, omettendo di considerare l’intero ciclo di vita del prodotto o servizio.
      • “Carbon Neutrality” fittizia: Un’impresa potrebbe dichiararsi “carbon neutral” compensando le proprie emissioni attraverso progetti di riforestazione di dubbia efficacia, senza però ridurre le emissioni prodotte dalle proprie attività.
      • Investimenti fossili mascherati: Un’azienda potrebbe presentare investimenti in fonti fossili come “investimenti di transizione” necessari per garantire la sicurezza energetica, senza però avere un piano concreto per la decarbonizzazione a lungo termine.
      • Marketing ingannevole: L’uso di immagini di paesaggi incontaminati, foglie verdi e slogan accattivanti può creare una percezione di sostenibilità che non corrisponde alla realtà.
      • Green Claim sul Futuro: Dichiarare un obbiettivo di emissioni zero senza disporre di un solido piano industriale e finanziario a supporto, senza milestone intermedie verificabili.

      Quadro Normativo di Riferimento

        Fortunatamente, la lotta al greenwashing è supportata da un quadro normativo sempre più articolato, a livello internazionale, europeo e nazionale.

        A Livello Internazionale: L’Accordo di Parigi sul clima, con i suoi obiettivi di riduzione delle emissioni, rappresenta un punto di riferimento fondamentale. Le Linee guida dell’OCSE per le imprese multinazionali e i Principi Guida delle Nazioni Unite su imprese e diritti umani sottolineano la responsabilità sociale delle imprese, anche in materia ambientale. Gli standard internazionali di reporting sulla sostenibilità, come il GRI (Global Reporting Initiative) e il SASB (Sustainability Accounting Standards Board), forniscono linee guida per una comunicazione trasparente e comparabile.  

        A Livello Europeo: L’Unione Europea è in prima linea nella lotta al greenwashing. La Direttiva sulla rendicontazione non finanziaria (NFRD), presto sostituita dalla più ambiziosa Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), impone alle grandi aziende di rendicontare in modo dettagliato le proprie performance ambientali e sociali. Il Regolamento sulla Tassonomia UE stabilisce criteri chiari per definire quali attività economiche possono essere considerate sostenibili, aiutando a orientare gli investimenti. La Direttiva sulle pratiche commerciali sleali vieta le comunicazioni ingannevoli, comprese quelle relative all’ambiente. Sono in discussione ulteriori proposte legislative per contrastare specificamente il greenwashing, come la proposta di direttiva sulle “Green Claims”. La strategia “Fit for 55” punta a ridurre le emissioni del 55% entro il 2030.

        A Livello Nazionale (Italia): In Italia, il Codice del Consumo tutela i consumatori dalle pratiche commerciali scorrette, comprese quelle relative alle affermazioni ambientali ingannevoli. Il Decreto Legislativo 231/2001 sulla responsabilità amministrativa degli enti potrebbe essere esteso ai reati ambientali, aumentando la pressione sulle aziende. L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha il potere di sanzionare le imprese che adottano pratiche commerciali scorrette, compreso il greenwashing.

        Profili di Responsabilità

          Il greenwashing non è solo una questione etica, ma comporta anche seri rischi legali. Le aziende che ingannano i consumatori o gli investitori possono incorrere in diverse forme di responsabilità:

          Responsabilità Civile: Un consumatore ingannato da un’affermazione ambientale falsa potrebbe chiedere il risarcimento del danno. Gli investitori potrebbero agire in giudizio se le informazioni fuorvianti hanno causato una perdita di valore dei loro investimenti. Le aziende concorrenti potrebbero intentare causa per concorrenza sleale.


          Responsabilità Amministrativa: L’AGCM può infliggere sanzioni pecuniarie significative alle aziende che adottano pratiche commerciali scorrette. Altre autorità di regolamentazione, come quelle del settore energetico, possono intervenire in caso di violazioni specifiche. Se il D.Lgs. 231/2001 venisse esteso ai reati ambientali, le aziende potrebbero essere chiamate a rispondere direttamente per le condotte illecite dei propri dipendenti o dirigenti.

          Responsabilità Penale: In alcuni casi, il greenwashing particolarmente grave e intenzionale potrebbe configurare reati come frode, truffa o reati ambientali, con conseguenze penali per i responsabili.
          Danno Reputazionale: Oltre alle conseguenze legali formali, c’è un danno spesso anche più grave, quello alla reputazione. Le aziende che vengono “scoperte” a fare greenwashing perdono la fiducia dei consumatori e degli investitori, con conseguenze negative sul business a lungo termine.

          Strumenti di Tutela e Prevenzione

          La lotta al greenwashing richiede un approccio multi-livello, che coinvolga consumatori, investitori, imprese e autorità di controllo.

          Per i Consumatori e gli Investitori: I consumatori e gli investitori possono agire in giudizio individualmente o attraverso azioni collettive (class action) per ottenere il risarcimento dei danni subiti a causa del greenwashing. Possono inoltre segnalare le pratiche scorrette all’AGCM.

          Per le Imprese (Prevenzione): Le aziende possono prevenire il greenwashing adottando una serie di misure:

          • Implementare sistemi di gestione ambientale certificati (es. ISO 14001).
          • Adottare codici etici e politiche di sostenibilità chiare e trasparenti.
          • Sottoporre le proprie informazioni ambientali a verifica indipendente (due diligence, assurance).
          • Formare i propri dipendenti sui temi della sostenibilità e della comunicazione responsabile.
          • Dialogare apertamente con gli stakeholder (consumatori, investitori, ONG, ecc.) per raccogliere feedback e migliorare le proprie pratiche.

          Ruolo degli Organi di Controllo: Le autorità di controllo, come l’AGCM, la CONSOB e le autorità di regolamentazione del settore energetico, devono intensificare la vigilanza e sanzionare le pratiche scorrette. È necessario sviluppare linee guida e standard più stringenti per la comunicazione ambientale. La collaborazione internazionale è fondamentale per contrastare il greenwashing in un mercato globale.

          Conclusioni

          Il greenwashing è un fenomeno complesso e insidioso, che rischia di compromettere gli sforzi per la transizione energetica e la sostenibilità. Il quadro normativo si sta evolvendo rapidamente, a livello internazionale, europeo e nazionale, per fornire strumenti più efficaci di contrasto. Tuttavia, la sola normativa non basta.

          È necessaria una maggiore consapevolezza da parte di tutti gli attori coinvolti. Le imprese devono comprendere che la sostenibilità non è solo una questione di marketing, ma un imperativo strategico. I consumatori e gli investitori devono essere più attenti e critici nel valutare le informazioni ambientali. Le autorità di controllo devono agire con fermezza per sanzionare le pratiche scorrette.

          Le nuove tecnologie, come la blockchain, potrebbero offrire strumenti innovativi per garantire la tracciabilità e la trasparenza delle informazioni ambientali. La giurisprudenza in materia di greenwashing è ancora in evoluzione, ma è probabile che vedremo un aumento delle cause legali e delle sanzioni nei prossimi anni.

          Solo attraverso un impegno congiunto di tutti gli attori sarà possibile contrastare efficacemente il greenwashing e costruire un futuro energetico realmente sostenibile.